ESPERIBILITÀ DELL’AZIONE DI SURROGA IN IPOTESI DI MOBBING
Alcune Sedi hanno chiesto se la presenza di patologie riconducibili, sulla
scorta delle dichiarazioni rese dall’assicurato, a possibili situazioni di
mobbing (9), sia presupposto idoneo e sufficiente per intraprendere l’azione di
surroga per responsabilità di terzi.
Al riguardo si osserva che per la giurisprudenza prevalente gli elementi
essenziali della fattispecie sono: l’aggressione o persecuzione di carattere
psicologico; la sua frequenza, sistematicità e durata nel tempo; il suo
andamento progressivo; le conseguenze patologiche gravi che ne derivano per il
lavoratore.
In relazione a quanto precede è evidente che la prova del nesso causale tra il
pregiudizio subito e la malattia è particolarmente ardua, in quanto il
lavoratore, per ottenere il risarcimento, deve dimostrare il collegamento della
malattia con una pluralità di comportamenti che si inseriscono in una precisa
strategia persecutoria posta in essere dal datore di lavoro al fine di isolarlo
psicologicamente e fisicamente.
L’Istituto troverebbe pertanto gravi difficoltà nell’intentare cause autonome
per mobbing, dovendo provare gli elementi costitutivi della fattispecie e, in
particolare, il nesso causale.
Sulla base delle considerazioni sopra esposte, ferma restando l’esperibilità in
astratto dell’azione surrogatoria nelle situazioni in questione ( trattandosi
comunque di menomazione della capacità lavorativa ascrivibile a comportamento
doloso del terzo responsabile ), di norma le Sedi non daranno avvio ad autonoma
procedura di recupero per i casi di malattia semplicemente additati come mobbing
e privi di un accertamento giudiziale di responsabilità del datore di lavoro.
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