Lavoro nero ed estorsione

 

Con sentenza n. 36642 del 21 settembre 2007, la seconda sezione penale della Cassazione, ha riconosciuto il reato di estorsione in una serie di situazioni di lavoro “nero” ove il datore di lavoro, in una situazione di mercato del lavoro caratterizzato dalla disponibilità di molta manodopera, aveva, tra le altre cose, indotto una lavoratrice a mentire agli ispettori del lavoro ed aveva fatto sottoscrivere un contratto di associazione in partecipazione “fasullo”. La Suprema Corte, riferendosi agli elementi raccolti dalla Corte d’Appello ha affermato che “i giudici di merito hanno elencato tali e tanti comportamenti in costante spregio dei diritti delle lavoratrici (si pensi non solo alle erogazioni di retribuzioni inferiori ai minimi sindacali ed alla correlativa pretesa di far firmare buste paga per importi superiori a quelli corrisposti, ma anche all’assenza di copertura assicurativa, alla mancata concessione delle ferie, alla prestazione di lavoro straordinario non retribuito, ecc.) da rendere evidente da un lato che gli imputati si sono costantemente avvalsi della situazione del mercato del lavoro ad essi particolarmente favorevole e, dall’altro, che il potere di autodeterminazione delle lavoratrici è stato compromesso dalla minaccia larvata, ma non per questo meno grave e immanente, di avvalersi di siffatta situazione”.

 

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